Piacere, sono Lino

Quand’ero piccolo appartenevo ad una vera e propria banda. Con i miei compagni di gioco passavo interi pomeriggi a costruire forti e capanne sugli alberi, difendendo con onore le mie creazioni da nemici immaginari e indiani da sconfiggere.

Leggevo i libri di Salgari con ricci e cicale a farmi compagnia. Senza saperlo, nutrivo costantemente l’immaginazione curiosa che mi ha portato a tenere in mano la mia prima macchina fotografica presa con i punti dei formaggini, quando ancora si stampavano i negativi. Presto ho scoperto che con la macchina fotografica potevo fissare l’attimo fuggente in una frazione di secondo, alchimia pura.

Il finale della storia forse già lo conoscete, ma comunque ve lo dico lo stesso: sono diventato un fotografo, e ancora adesso, dopo 40 anni di professione mi ritrovo ancora a passare i pomeriggi in studio, sommerso dalle foto che hanno sostituito le cicale di quando ero bambino.

Certe cose non cambiano mai.

Pescavamo con la canna di bambù

Scrivere un’autobiografia è un modo per riannodare i fili della propria vita. Pescavamo con le canne di bambù è un rocambolesco viaggio temporale che comincia con un gruppetto di canaglie che passava il tempo a pescare e rubare frutta nella campagna miranese, per arrivare alla scoperta di una vera e propria vocazione: la fotografia.

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